IL RE, LA REGINA, CEFERIN,I TIFOSI INGLESI E GLI ANTI JUVENTINI

L’Italia del calcio, cinquantatré anni dopo la prima ed unica volta, ritorna sul tetto d’Europa. Dopo una gara interminabile, e per tanti versi drammatica, ottiene la vittoria contro gli inglesi nel loro stadio. Anzi, nel loro tempio: Wembley. Una vittoria giunta dopo la lotteria dei calci di rigore e dopo che i centoventi e più minuti di gioco avevano sancito il pari con una rete per parte. Una partita, quella andata in scena a Londra, che va ad aggiungersi al lungo elenco del romanzo calcistico della nazionale nostrana. Una sfida che ha radici antiche, quella tra Italia e Inghilterra. La prima gara tra gli inventori dello sport che avrebbe rivoluzionato il ventesimo secolo e la nazionale azzurra, che con i suoi quattro trionfi nei campionati mondiali è seconda solo al Brasile, iniziò nel lontano 1933 quando la nostra compagine pareggiò uno ad uno con gli inventori del football. L’anno dopo avremmo vinto il primo mondiale a Roma per poi ripeterci, quattro anni dopo, in Francia contro l’Ungheria. Ad allenare gli azzurri c’era il leggendario Vittorio Pozzo. Ma quelle edizioni dei mondiali non vedevano la partecipazione degli Inglesi che si ritenevano superiori agli altri poiché, come dicevano loro, avevano inventato il calcio. Dopo il secondo trionfo mondiale di Parigi, e poco prima che i venti di guerra spirassero di nuovo in Europa, i sudditi di sua maestà ci invitarono per una partita allo stadio  Highbury dove uscimmo sconfitti per tre reti a due. Ma per l’aver disputato quella gara in dieci uomini, ed aver impressionato i “maestri” d’oltre Manica con una carica agonistica e un gioco mai osservato prima, i nostri giocatori vennero chiamati: “I leoni di Highbury”.

 

 

Ci furono, in seguito, altre sfide contro gli Inglesi. Ma bisognerà aspettare il 14 novembre del 1973 per la prima vittoria italiana in terra d’Inghilterra. Quella sera, i sudditi di Sua Maestà Elisabetta, cercavano di riaffermare la loro gloria calcistica calpestata dalla eliminazione per i mondiali del 1974. Invece, una rete di Fabio Capello, per la prima volta nel loro tempio di Wembley e davanti al loro pubblico, fece inchinare gli Inglesi. Un Tabloid londinese titolò: “Ieri sera undici folletti azzurri hanno danzato sulla tomba del calcio Inglese.” Poi, sarebbero arrivati altri due trionfi in terra d’oltremanica.

 

 

Ma ieri sera, nello stadio di Wembley, oltre alla nostra Nazionale che si è laureata Campione d’Europa e alla sconfitta dell’Inghilterra tra le mura amiche, si è assistito a molto altro. Intanto, si è giocato in uno stadio quasi del tutto occupato dai tifosi della nazionale dei tre leoni. La domanda è: ma gli organizzatori, ovvero la Uefa, non dovrebbero distribuire alle federazioni dei Paesi che giungono in finale i biglietti per accedere allo stadio in egual misura, visto che il torneo non ha una nazione che li ha allestiti? Ceferin, e il suo staff, non dovrebbero dare qualche risposta in merito? Poi i tifosi Inglesi, che da sempre si vantano del loro “stile british”, dovrebbero chiedere scusa per i fischi con cui hanno accompagnato l’inno di Mameli e per aver abbandonato lo stadio prima della consegna del trofeo.  Ancora, i rappresentati, in campo, della compagine Inglese sono usciti dal terreno di gioco senza omaggiare i vincitori. Un atteggiamento che di sportivo non ha nulla. Le stesse autorità di Sua Maestà, o qualcuno che ambisce a prendere il posto della Regina Elisabetta, avrebbero dovuto scendere in campo e complimentarsi con i protagonisti del match, anche se i vincitori non avevano la casacca con la croce di San Giorgio. Invece hanno occupato i posti in tribuna per poi, dopo i rigori, dileguarsi. Rimane un ultimo appunto; oggi tutti festeggiamo il sesto trionfo della squadra azzurra. Questa vittoria, come le altre, ha un marchio di fabbrica che porta i colori bianconeri della Juventus. Eppure, nei confronti di questa compagine calcistica, tra le più importanti al mondo, i tifosi delle altre squadre italiane, e a volte anche i vertici del nostro calcio, hanno sempre avuto degli atteggiamenti, e dei commenti, vergognosi. Da ieri siamo Campioni d’Europa. Speriamo di esserlo, oltre che sul campo, anche nell’onestà intellettuale dei giudizi che vengono espressi nei confronti di una società calcistica come quella bianconera. Di ammirare e lodare un club di calcio, che occupa il cuore di metà dei tifosi italiani, che con i propri calciatori da sempre vince, e fa vincere, tanti trofei alla Juve e all’Italia. Ricordando che i capitani azzurri che hanno alzato le coppe, Chiellini oggi come Cannavaro e Zoff ieri, vengono da lì.  Antonio Pesca