IL MILAN PAREGGIA A FROSINONE E NON ESCE DALLA CRISI GATTUSO IN BILICO WANGER O CAPELLO PER LA PANCHINA

Torino, Bologna, Fiorentina, e oggi Frosinone: i rossoneri non segnano da quattro partite, dal 9 dicembre contro il Parma. Da 34 anni mai così in basso

Profondo rosso ( nero). Il Milan non riesce più a uscire dall’horror iniziato sull’erba di San Siro il 9 dicembre: la voce gol segnati recita uno zero impietoso. Torino, Bologna, Fiorentina, e oggi Frosinone. Quattro partite di campionato, 379 minuti senza gonfiare la rete: l’ultima esultanza risale al rigore di Kessie contro il Parma, che coincide anche con l’ultima vittoria di Gattuso. Nella storia recente dei rossoneri per trovare un filotto così agghiacciante bisogna tornare alla stagione 1984/85. In panchina c’era il Barone Nils Liedholm e anche in quell’occasione il digiuno iniziò con il Torino, seguito da Avellino, Sampdoria e Hellas Verona.

l filo che tiene legato Rino Gattuso alla panchina rossonera adesso è più sottile di un capello. Lo zero a zero di Frosinone era uno dei risultati non ammessi dalla società, dopo quello con Torino e Bologna, e la sconfitta interna con la Fiorentina. Non resta che capire se la dirigenza gli lascerà ancora un chance fra tre giorni con la Spal a San Siro, e la logica parrebbe indirizzare la situazione verso questo scenario, dal momento che l’ultima partita dell’anno solare è alle porte e dopo ci sarà tempo e modo per valutare e prendere eventuali decisioni. Di certo il Milan, al di là del risultato, ha fatto troppo poco per mostrare un’inversione di tendenza, confermando le paure mentali e l’involuzione tattica evidenziata nelle ultime uscite. Il fatto che il migliore fra i rossoneri sia Donnarumma la dice lunga sul momento attraversato dalla squadra. Al netto, ovviamente, degli infortuni (stavolta è rimasto a casa anche Suso, ma rientravano Kessie e Bakayoko dalla squalifica). Gattuso è ripartito dal 4-3-3, con Cutrone largo a sinistra, e ha provato anche a cambiare vestito tattico, passando al 4-3-1-2 (Castillejo dietro Cutrone e Higuain) e al 3-4-1-2 nell’ultimo spezzone di partita, ma non c’è stato nulla da fare: questione di testa, soprattutto, quella che invece il Frosinone ha avuto dal primo all’ultimo minuto, con un approccio maturo e molto tonico in una sfida dove le occasioni migliori sono state nei piedi dei padroni di casa.
LA PRIMA FRAZIONE — Il primo tempo rossonero è stato emblematico dello stato di salute mentale della squadra, nel senso che il Milan è partito con personalità e convinzione, ma ha finito con lo spegnersi man mano che le azioni non producevano effetti. Una sorta di scoramento che si è insinuato dopo ogni manovra non andata a buon fine. Un primo tempo, comunque, giocato decisamente male, e che ha mostrato i consueti difetti delle ultime uscite: possesso palla fine a se stesso, sterile, attendendo qualcuno che ci mettesse un guizzo. Attesa vana: Higuain ha vagato ad anni luce dall’area, Castillejo ha fatto una fatica spropositata a proteggere palla, Calhanoglu si è fatto ricordare per l’ennesima prova fantasma e Cutrone, relegato in fascia, ha cercato di adattarsi come può ai compiti da esterno. I problemi veri per il Milan sono iniziati quando il Frosinone ha capito di potersi alzare un po’ senza rischiare chissà quali imbucate, cosa accaduta nella seconda parte di frazione. I padroni di casa hanno punto soprattutto sulle fasce, dove Ghiglione ha imperversato a destra, costringendo Rodriguez a starsene rintanato, e Beghetto si è infilato spesso e volentieri a sinistra, mentre in mezzo Chibsah ha fatto girare bene la squadra saltando spesso la mediana rossonera. Avrebbe comunque potuto essere una partita diversa, se Cutrone dopo due minuti avesse capitalizzato un cross di Calabria, che lo ha pescato tutto solo in area. Ma Patrick ha pasticciato di controbalzo, divorandosi l’occasione. Il Milan si è visto ancora due volte (un palo di Castillejo e un’altra conclusione su cui vola Sportiello) e poi è uscito di scena, lasciandola al Frosinone. Dapprima con un bel tiro al volo di Ghiglione (bravo Donnarumma), poi con Beghetto che tutto solo ha sparato in curva, e infine con la magnifica azione del gol di Ciano, cancellata dal Var per un fallo a centrocampo su Calhanoglu.