JUVENTUS QUANDO IL FATTURATO POSITIVO SI CONQUISTA SUL CAMPO di Paolo Scola

Visto che si parla spesso di fatturato, impropriamente ed a sproposito in qualche caso, al punto da averne fatto un mantra per giustificare ogni insuccesso sportivo, vediamo di chiarire la questione partendo dal fatturato della Juventus.Il fatturato non è un dono divino, non è un privilegio regale, non è un asettico dato immutato che ci viene assegnato una volta e resta invariato per sempre.
Il fatturato esprime la capacità di qualunque società, non solo sportiva, di creare valore attraverso i ricavi.Il fatturato, allo stesso tempo, dice poco e niente sulla gestione operativa e finanziaria di una società se non osservato attentamente rispetto ai costi della stessa.Per il momento, però, concentriamoci sulla parte relativa alle entrate.Lasciando da parte i fatturati farlocchi delle società calcistiche guidate dagli sceicchi capaci di far risultare a bilancio mega sponsorizzazioni delle loro stesse aziende completamente slegate dai valori di mercato ma contabilizzate inizialmente per aggirare il fair play finanziario ed avere così capacità di spesa sul mercato, sarà il caso di occuparci invece di una società gestita in maniera oculata come quella presieduta da Andrea Agnelli.
Prenderemo in esame un periodo limitato ma significativo e cioè il periodo che va dal 2010 (data di ingresso di Andrea Agnelli alla presidenza) ed il 2015, ultimo bilancio di esercizio di cui possediamo dati certi (se escludiamo la semestrale 2015/2016).Il 19 maggio 2010 Andrea Agnelli viene eletto nuovo Presidente della Juventus e si trova a dover gestire una situazione tutt’altro che semplice. La squadra è reduce da un settimo posto, fuori dalle coppe europee, con una gestione sportiva del duo Blanc/Cobolli Gigli, sotto l’egida di John Elkann, assolutamente risibile che ha cercato di imporre negli anni post calciopoli il concetto dell’essere simpatici, degli smiles, dell’essere presi per i fondelli in pratica un po’ da mezza Italia.Uno sperpero di capitali, peraltro, non indifferente frutto di capitalizzazioni da parte della proprietà (cosa mai avvenuta negli anni della triade che aveva gestito invece in maniera esemplare dal punto di vista finanziario la società portandola come fatturato nel 2006 ad essere tra la terza e la quarta potenza europea con distacchi rispetto alle altre big minimi in confronto alla voragine che negli anni successivi è andata delineandosi), sperpero che non ha generato alcun beneficio e sportivo e finanziario.
Al 20 Giugno 2011 il conto economico della Juventus registrava un fatturato di appena € 153.827.000 in calo rispetto ai 205.067.000 del 30/06/2010 visto che nel frattempo anche nel primo anno di gestione di Andrea Agnelli la Juventus non va oltre il settimo posto, esclusa nuovamente dalle competizioni europee, con un calo inevitabile del fatturato, una minore appetibilità degli sponsor, uno scarso afflusso di tifosi al vecchio stadio Olimpico ecc. ecc.
Tanto per intenderci, la società calcio Napoli, che pure della questione fatturato ha fatto un’ossessione al punto da tirarla in ballo ad ogni sconfitta contro la Juventus ma non contro squadre di bassa classifica che fatturano molto ma molto meno, dando un po’ l’impressione di essere utilizzata come specchietto per le allodole (e per gli allocchi), al 30/06/2014 ha avuto un fatturato netto di € 165.462.000, diminuito al 30/06/2015 ad € 125.825.000 per effetto della gestione sportiva fallimentare di Rafa Benitez capace per due volte consecutive di fallire l’ingresso in Champions facendo perdere alla società partenopea almeno 60 milioni di euro in due anni.E’ evidente che nel 2011 la situazione della Juventus era assolutamente difficile, perché denotava una difficoltà del conto economico ad essere indipendente dai risultati sportivi non avendo, anche a causa del ciclone calciopoli, potuto evidentemente diversificare i ricavi come è avvenuto invece in altri paesi come la Germania e l’Inghilterra in particolare.
Ciò ha creato una situazione insostenibile, in quanto dimostrava che bastavano due anni di errori in fase di mercato per annullare tutto il vantaggio competitivo che 10 milioni di tifosi solo in Italia dovrebbero potenzialmente darti.Nel settembre del 2011 viene inaugurato lo Juventus Stadium, frutto di un’intuizione di Giraudo, che ha permesso alla Juventus di essere la prima società in Italia a possedere uno stadio moderno e di proprietà, distante anni luce dagli impianti obsoleti frutto di Italia 90 con piste da atletica che ponevano a distanze siderali le curve, incapaci di offrire servizi agli utenti oltre ai 90 minuti della partita di calcio.Il prodotto calcio in Italia, dopo il 2006, è andato lentamente ma inesorabilmente deprezzandosi ed è inutile qui accennare al diverso valore dei diritti televisivi rispetto per esempio al calcio inglese ed è inutile sottolineare il clamoroso autogol del sistema che ha esautorato azzerandola la più importante società calcistica italiana.Nel 2011 la Juventus, reduce da due settimi posti consecutivi, senza alcun introito derivante da partecipazioni in competizione europee, si rimbocca le maniche vincendo il primo di 4 scudetti consecutivi generando così un circolo virtuoso che fa aumentare progressivamente il fatturato, attira nuovamente i grandi sponsor, i grandi calciatori, in un crescendo sportivo che culmina nella finale di Champions del 2015.Spesso si fa riferimento al fatturato della Juventus per giustificare la carenza di una panchina lunga come se la Juventus non avesse conosciuto momenti bui nella sua gloriosa storia.Il fatturato è frutto delle competenze manageriali del gruppo dirigente, a Torino dal 30/06/2011 il fatturato è passato dai 153 milioni di euro ai 195 milioni del 30/06/2012 (in concomitanza con il primo scudetto), ai 272 milioni del 30/06/2013 (anno in cui la Juventus viene eliminata dal Bayern Monaco ai quarti di finale di Champions), ai 279 milioni del 30/06/2014 (anno in cui la Juventus esce ai gironi di Champions) riuscendo a contenere la perdita del fallimento sportivo in Europa segno di un qualche affrancamento delle entrate strettamente legate ai risultati sportivi e quindi sinonimo di diversificazione dei ricavi, come fanno le grandi società di livello europeo.Al 30/06/2015 il fatturato della Juventus raggiunge la cifra di € 324.666.000 con un incremento inevitabile per via degli introiti provenienti dal market pool dell’Uefa.Non ci sarebbe neppure bisogno di aggiungere altro se non che i risultati sono sempre il frutto di programmazione, dedizione, scelte difficili e coraggiose da prendere, rischi calcolati ecc. ma non tenere conto della capacità dirigenziale addebitando i risultati ai balzelli sabaudi o alle vendite della Duna in Italia è da autentici sprovveduti per non dire altro.Ci sono società come l’Arsenal, per fare un esempio, che fatturano da anni più della Juventus.basti penare che il solo fatturato proveniente dalle attività sportive, quindi al netto di proventi provenienti da attività immobiliari, diversificazioni varie ecc, nel 2015 ha raggiunto la cifra di € 328.532.000 quindi superiore a quella mai registrata dalla Juventus nonostante una finale di Champions raggiunta.L’Arsenal è anche uno dei club più ricchi al mondo, con un patrimonio stimato in 1,3 miliardi di dollari e secondo la rivista Forbes nel 2014, è risultato il quinto club più ricco del pianeta ed il secondo in Inghilterra.Ebbene, l’Arsenal non vince un campionato dal 2004 (12 anni), non gioca una finale di Champions dal 2006 e, pur essendo una delle poche società che hanno raggiunto le finali di tutte le tre principali competizioni gestite dall’UEFA: Champions League, Coppa UEFA e Coppa delle Coppe non ha mai vinto una Coppa dei Campioni nella sua pur gloriosa storia.
Piccolo inciso per sottolineare la stupidità di chi ancora asserisce che la Juventus non avrebbe una dimensione europea (due Champions League, due Coppe Intercontinentali, una Coppa delle Coppe, tre Coppa Uefa, due Super Coppe europee).In definitiva, vogliamo ancora affermare che il fatturato è sinonimo di vittoria a prescindere dalla capacità di investimento, di controllo della spesa, di scouting ecc. ecc. che una società di calcio deve perseguire?Vorrei, per finire, sgombrare il campo da ogni equivoco. Il fatturato incide eccome, non siamo così obnubilati dal tifo da non accorgercene e sicuramente nel lungo periodo da la possibilità alle società più ricche di poter continuare ad investire per migliorarsi e quindi chi ha un fatturato più alto generalmente nel lungo periodo vince di più
Ma il caso della Juventus dimostra che il fatturato, pur partendo da livelli bassi può e deve crescere grazie alle capacità del management e che invece di invocare ad ogni sconfitta il fatturato come il principale nemico delle proprie fortune il tifoso intelligente si scagli contro la sua società non capace di cogliere le opportunità e di creare valore dal proprio marchio.In questo post non ho volutamente accennato alla composizione del fatturato e quali sono le leve strategiche che bisogna attivare nel calcio italiano per migliorarlo. La Juventus, in particolare, guarda un po’, anche su questo versante sta lavorando nella giusta direzione e sono sicuro che nei prossimi anni ci avvicineremo sempre di più alle grandi del calcio. Paolo Scola